Mario Franzino (Guest di Brandforum), Former Ceo BSH Italia e Consulente manageriale, in questo interessante articolo di Business People propone una profonda riflessione molto attuale sulla figura dell’allenatore Carlo Ancelotti.
Vorrei riflettere in prospettiva, ora che sono trascorsi un paio di mesi dall’evento, sulla finale di Champions League di Parigi, che ha visto trionfare il Real Madrid. Perché è interessante osservare come la squadra spagnola la scorsa stagione sia riuscita a vincere sia nel proprio Paese, chiudendo al primo posto nella Liga, che in Europa. E dire che la maggioranza dei pronostici considerava la compagine madrilena ben al di sotto di altri pretendenti ai titoli. Invece… Qual è stata allora l’arma vincente dei Blancos? Sappiamo per certo che ormai tutte le società di calcio europee più titolate si avvalgono di investimenti importanti; budget consistenti necessari a costruire servizi e squadre iper-competitive.
Va detto, però, che se gli investimenti fossero la chiave di volta per ottenere risultati eccellenti nel tempo, sarebbe “vincere facile”. Ovvio: il denaro aiuta molto, ma abbiamo avuto ancora una volta la riprova inconfutabile che è stato un altro elemento a incidere in modo determinante. E questa “arma vincente” (sottostimata) ha un nome e un cognome: l’allenatore Carlo Ancelotti. Già, perché Ancelotti ha saputo costruire il suo Real basandolo sull’entusiasmo contagioso che ha saputo infondere in tutti giocatori, dai più giovani ai più maturi, dimostrando passione, determinazione e grande umiltà. Ha lavorato con loro e per loro! Li ha rassicurati, coinvolgendoli in un progetto di squadra che è diventato anche un progetto di crescita personale per ciascuno di loro.
Succede quotidianamente – nel calcio come in ogni altro ambito – che i leader tentino goffi e pindarici voli, affidando sorti e risultati a considerazioni prettamente tecniche e di ruolo, scordandosi di coprire altre aree dell’insieme che hanno pari rilevanza strategica. La squadra, composta da elementi eterogenei, con spiccate caratteristiche personali, doveva sprigionare una carica unica e condivisa a favore di tutti, questo voleva Ancelotti. L’allenatore ci ha dimostrato che oltre a una preparazione tecnica e competente la differenza l’ha fatta la sua capacità di entrare in modo totale nella psicologia di ogni singolo individuo. Ancelotti è considerato, è stimato dalla squadra, vive i successi e le ovvie sconfitte di percorso cercando di trarne costanti informazioni. È persona dotata di grande sensibilità e interagisce con tutti a viso aperto. Si avvale di una buona dose di istinto e immaginazione. È in grado in ogni singola competizione di “sentire il vento”.
Non si è mai nascosto nella sua “torre d’avorio” di dirigente. Possiamo affermare che Ancelotti è la summa di un leader moderno! Ha prevalso su suoi colleghi che, sulla carta, vantavano forse giocatori singolarmente più forti. Ma tutto questo non è bastato a dimostrarsi anche tali. Insomma, questo italiano eccellente ha conquistato sino a oggi nella sua carriera di allenatore quattro Champions League (senza dimenticare le due vinte precedentemente da giocatore), con altrettante squadre in contesti differenti creando sempre una sorta di vibrante passione attorno a lui.
Qualcuno ha detto che Ancelotti sia stato molto fortunato. Si potrebbe ribattere che è stato soprattutto un uomo con saldi valori personali, tali da poter essere preso a modello come calciatore e come allenatore, dopo di che sono convinto di una cosa: la fortuna non è affatto cieca, perché – quando vuole – ci vede benissimo…
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Si ringraziano Mario Franzino e Business People per la gentile concessione alla ricondivisione del pezzo (link all’articolo).
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