Formazione e storytelling: scenari possibili.
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Formazione e storytelling: scenari possibili.
11/03/2016

Massimo Lico, Consulente di comunicazione, esperto in Visual Storytelling, Guest di Brandforum.it
Perché lo storytelling può essere uno strumento valido nonché utile al compimento del processo di formazione.

La parola formazione deriva dal latino formatiōne con il significato di formare, nell'accezione di attivare un processo che dalla prima, iniziale acquisizione di concetti pervenga ad una loro profonda, duratura assimilazione e comprensione.

 

La formazione dunque è un processo che richiede un certo tempo di completamento.

L'uso del termine formazione di riferisce sia ai processi psicologici, che a quelli biologici, che ancora a quelli fisico/meccanici, in questo articolo mi soffermerò esclusivamente sull'accezione pedagogica del termine per tentare di illustrare, perché lo storytelling e più ancora il digital storytelling possa essere uno strumento validissimo allo sviluppo e compimento di quel processo che chiamiamo appunto formazione.

 

 

In ultima analisi motiverò, perché la formazione supportata dallo storytelling sia di grande e concreto interesse anche per i brand.

 

 

 

Varrà la pena di riprendere il concetto di storytelling prima di proseguire, e di chiarire qual è l'errore che commettiamo nel tentare di tradurlo in italiano, facendo scaturire poi da questa traduzione una serie di riferimenti concettuali inesatti. Quando parliamo di storytelling non dobbiamo pensare che sia soltanto e semplicemente, come spesso si legge, l'arte di raccontare una storia, innanzitutto storytelling è una parola composta da story = "racconto" e telling = "narrare" e sebbene il termine story venga tradotto ed utilizzato anche nell'accezione di storia, è la parola history a significarla, nell'accezione cui abitualmente facciamo riferimento, lo storytelling quindi significa "narrare mediante racconti".

 

 

 

Sebbene sia molto più ampio e articolato il suo significato ed esula dallo scopo di questo intervento – per una trattazione esaustiva o almeno con la speranza di renderla tale dovrei quanto meno riportare considerazioni relative agli studi condotti da Gérarde Genette, Tzvetan Todorov e Seymour Chatman – qui basterà soffermarci sulla locuzione sopra riportata ed estenderla quanto basta per avere in mano l'occorrente per proseguire in questo breve trattato: lo storytelling è un processo comunicativo basato sulla narrazione mediante racconti che possono essere testuali, o visivi nel caso del visual storytelling.

 

Perché allora è importante inserire lo storytelling all'interno di attività formative e quindi all'interno di quei processi di acquisizione di concetti che come detto sopra, richiedono del tempo per essere assimilati e ritenuti, dato che non parliamo di nozionismo?
Lo studio e l'apprendimento di nuovi concetti richiedono un certo livello di impegno, in senso cognitivo, che dipende sia dall'ordine di difficoltà di ciò che è oggetto di studio, che dalla capacità di apprendimento del singolo individuo.

 

 

(James Hillman)

 

Possiamo anche riferirci oggettivamente al fatto che la nostra mente è dotata di una componente logica (pensiero logico) e di una componente narrativa (pensiero narrativo) ed entrambe concorrono al raggiungimento dello scopo dell'apprendimento e della formazione.

Là dove il pensiero logico è tipico del ragionamento scientifico, il pensiero narrativo è tipico del ragionamento che facciamo fuori da quei contesti specifici e ricorriamo al primo o al secondo in base alle nostre esigenze. La formazione si svolge nei vari settori della vita e fa parte della vita stessa, e sia pure senza rendercene conto ricorriamo molto spesso al pensiero narrativo proprio in quel processo […] la mente è fondata nella sua stessa attività narrativa, nel suo fare fantasia. […] (J. Hilmman 1983 – “Il mito dell’analisi”).

 

Altro elemento importante è che la memoria funziona con le narrazioni e grazie ad esse possiamo assegnare significati alla nostra vita, organizzare il nostro mondo interiore ed attribuire significati all'esperienza umana (C.Pontecorvo 1991 – “Narrazioni e pensiero discorsivo nell’infanzia”), questo aspetto è particolarmente importante per un corretto svolgimento del processo di formazione, non parliamo come ho detto di acquisizione di nozioni ma di assimilarli profondamente e ritenerli nel tempo, ed il processo che sta alla base e che collega quei meccanismi è un processo esperienziale, e come tale può essere attivato per mezzo di strumenti narrativi.

 

 

 

 

Quali sono questi strumenti? Ne possiamo senz'altro identificare tre: immagini (fisse e/o in movimento), testi (a supporto delle immagini) e audio (soundtrack e/o voce narrante). Questi strumenti verranno utilizzati in maniera strategica all'interno di un percorso didattico basato sull'impiego del digital storytelling dove si riconoscono i seguenti punti fondamentali:
1. punto di vista
2. obiettivo generale della storia
3. dramma
4. usare contenuti emozionanti: coinvolgiamo il pubblico in una esperienza immersiva
5. la voce (la audience viene aiutata a comprendere il contesto mediante il supporto audio al racconto)
6. colonna sonora
7. qualità (delle immagini e degli altri supporti mediali)
8. economia del racconto (non occorre essere prolissi di contenuti, pochi ma efficaci)
9. ritmo del racconto (modulare velocità e rallentamento nel racconto)
10. usare linguaggio e grammatica corretti
(fonte: bit.ly/1PdCXdt)

 

 

L'applicazione dello storytelling alla formazione degli adulti deve essere effettuata con particolare attenzione alla variabile tempo, in questo caso infatti diventa rilevante dedicare del tempo per approfondire la conoscenza del substrato esperienziale delle persone coinvolte al fine di "tarare" adeguatamente l'intervento formativo, oltre che portarlo ad un adeguato livello di attenzione da parte dei discenti.

 

 

Una possibile applicazione in ambito brand potrebbe essere quella di strutturare progetti di formazione alla leadership, dedicati ai manager che grazie all'applicazione dei principi della narrazione e all'attivazione del proprio pensiero narrativo, riescono a:
• migliorare le performance dei propri collaboratori
• gestire in maniera efficace e propositiva le situazioni di crisi e di cambiamento

 

L'argomento è molto vasto, il team di Brandforum vi rimanda agli approfondimenti che verranno fatti nelle prossime puntate!

 

Massimo Lico, Laureato in Ingegneria dell’informazione e comunicazione all’Università Sapienza di Roma. Da sempre appassionato di fotografia e di comunicazione ha scelto di mettere al centro della sua vita professionale, e non solo, la comunicazione che è diventata la parola chiave del suo percorso professionale. Svolge attività di Corporate Storytelling Communications Specialist per alcune aziende. Collabora come docente a contratto con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Eroga corsi di formazione sul Visual Storytelling.
Contatti:
E-mail: info@massimolico.com, Twitter: @contemax68, LinkedIn: https://it.linkedin.com/in/licomassimo, Sito: www.massimolico.com

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