Giorgio Armani porta in televisione, per la prima volta, l’alta moda
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Giorgio Armani porta in televisione, per la prima volta, l’alta moda
28/09/2020

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La rivoluzione democratica e inclusiva di Giorgio Armani porta in televisione, in prima serata su La7, una collezione di alta moda. Un primo passo verso una messa in discussione del mondo di comunicare l’industria fashion oggi.

Cala il sipario sulla Milano Fashion Week dove hanno sfilato le collezioni primavera/estate 2021. Questa è stata la seconda settimana della kermesse milanese vissuta durante l’emergenza sanitaria da Covid-19: già lo scorso febbraio infatti, quando la pandemia si stava affacciando al nostro paese, molti stilisti avevano optato per sfilate a porte chiuse o con un pubblico molto ridotto.

 

L’inimmaginabile crisi sanitaria – di conseguenza la crisi economica – ha portato a rivedere il sistema moda: dalla produzione, alla distribuzione, fino alla vendita e alla comunicazione. Si stima che le perdite entro al fine del 2020 nel settore tessile/moda arriveranno fino al 40%; a contribuire a questa perdita è stata anche la mancanza quasi totale dei buyer esteri alle sfilate; un problema che è stato agilmente superato grazie all’utilizzo intelligente delle nuove tecnologie e delle piattaforme social che hanno permesso di raggiungere più persone in ogni parte del mondo e tra queste persone ci siamo anche noi.

 

La maggior parte delle sfilate della Fashion Week di febbraio sono quindi andate in streaming sulle piattaforme social delle maison abituandoci così ad una moda più democratica e alla portata di chi, semplice spettatore appassionato, segue i brand o le influencer che partecipano (attivamente) alla settimana della moda.

 

Ma la vera rivoluzione è avvenuta sabato sera, 26 settembre 2020, quando Giorgio Armani ha sfilato per la prima volta, in prima serata, su La7 con la collezione S/S 2021 uomo e donna, intitolata Timeless Thoughts e realizzata, come suggerisce il nome, per rappresentare l’essenza dello stile senza tempo.

 

 

Una scelta, quella di Armani, dettata dal Covid-19 che ne ha accelerato i tempi o forse è stata semplicemente una naturale evoluzione della comunicazione del sistema moda; resta il fatto che una sfilata d’alta moda in televisione e in prima serata, su un canale generalista, non si era mai vista prima.

 

La sfilata di Giorgio Armani ha rappresentato il primo passo verso una messa in discussione del mondo di comunicare l’industria fashion oggi, che si trova ad affrontare sfide sanitarie ma anche generazionali. Così facendo Giorgio Armani ha aperto le porte del suo atelier, seppur in modo metaforico, a chiunque voglia entrare alla scoperta di un mondo così fascinoso quanto misterioso, raggiungendo un più ampio numero di spettatori. “La decisione dello stilista – si legge in una nota della maison – è stata presa per permettere che il défilé, registrato a 'porte chiuse', possa raggiungere il grande pubblico”.

 

La sfilata, che è stata trasmessa in diretta anche sui canali social del brand, sulla piattaforma della Camera Nazionale della Moda Italiana e su armani.com, ha segnato una svolta, un punto di non ritorno. L’alta moda, da evento esclusivo è diventato inclusivo. Quello che fino a pochi mesi fa era un mondo elitario, oggi ha abbracciato la cultura pop; da oggi chiunque, comodamente seduto sul proprio divano, può appropriarsi di una cultura (perché è questo che rappresenta l’alta moda, ndr) un tempo considerata inaccessibile ai più.

 

L’intero palinsesto della serata di La7 era incentrato su Giorgio Armani; prima della sfilata è andato in onda un video-documentario di 20 minuti con la voce narrante di Pierfrancesco Favino, in cui lo stesso Armani si racconta. Ancora prima c’è stata una puntata speciale del programma Otto e Mezzo condotto da Lilli Gruber, tutta dedicata a Milano la città di adozione professionale dello stilista (nato a Piacenza) alla quale è profondamente legato. Dopo la sfilata il film American Gigolò, la pellicola del 1980: allora il regista Paul Schrader scelse di vestire i protagonisti, un giovanissimo Richard Gere e la ex modella Lauren Hutton, con abiti Armani. Un racconto cinematografico che consacrò il Made in Italy e in particolare lo “stile Armani” nel mondo.

 

 

Siamo tutti d’accordo nell’affermare che siamo entrati in una nuova era del sistema moda; resta da capire dove porterà tutto questo, se altri stilisti sceglieranno di intraprendere la strada di Re Giorgio Armani (bisogna precisare che anche Elisabetta Franche ha deciso di sfilare con la S/S 2021 in diretta su La5, ndr), se lo stesso stilista porterà avanti questa rivoluzione democratica anche dopo l’emergenza sanitaria.

A cura di

Daniela Compassi

Redattore Senior
Responsabile Ufficio Stampa

Giornalista pubblicista, PR e blogger, collabora con Brandforum.it da gennaio 2012

Nutre da sempre un forte interesse per il mondo comunicazione e della pubblicità tanto da farne una professione a 360°

Dopo la laurea specialistica in Sociologia conseguita nell’aprile 2010 presso l’Università Cattolica di Milano con un elaborato sulla comunicazione di impresa incentrato sugli ‘spazi parlanti’, entra come redattore in Pubblicità Italia e vi rimane fino alla fine nel 2011. Durante gli anni dell’Università lavora in diversi uffici stampa milanesi maturando un'esperienza tale che le permetterà nel 2012 di avviare un'agenzia di pubbliche relazioni che porta il suo nome.

Da 2011 è cultore della materia presso la cattedra di Storia e linguaggi della pubblicità, Università Cattolica di Milano.

Ha due grandi passioni: la scrittura e la cucina, che coltiva dal 2014 attraverso il blog www.lovelifelunch.it

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