Patrizia Musso, Fondatore e Direttore Brandforum.it
Il progetto è già riconosciuto ufficialmente dalla Regione Veneto e condiviso con il Ministero degli Esteri e dal Ministero dei Beni Artistici e Culturali e del Turismo.
Premessa
Le Dolomiti: le montagne più suggestive del mondo, riconosciute Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Tiziano: uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, noto e ammirato in ogni angolo della Terra. Gli occhiali: tra i prodotti d’eccellenza del Made in Italy, da sempre sinonimo di creatività e bellezza.
Sono questi i tre “brand” bellunesi più famosi in Italia e all’estero e, proprio per questo, sono anche i tre elementi principali del “distretto culturale evoluto”, un progetto ideato da Confindustria Belluno Dolomiti e presentato lo scorso lunedì 27 febbraio 2017 a Milano, all’interno di Mido, la più importante fiera internazionale dell’occhialeria, con una tavola rotonda moderata da Armando Massarenti del Sole 24 Ore.
All'evento sono intervenuti: Cirillo Marcolin (presidente Anfao); Lorraine Berton (presidente Sipao); Maria Giovanna Coletti (presidente della Fondazione Tiziano); Domenico Sturabotti, (direttore della Fondazione Symbola), Renzo Iorio (presidente del Gruppo Tecnico “Cultura e Sviluppo” di Confindustria); Stefano Micelli (direttore scientifico della Fondazione Nord Est).
Un progetto ideato da Confindustria Belluno Dolomiti con forti richiami #slow
Sono molti gli spunti emersi nel corso del dibattito che si allineano pienamente con lo sguardo slow che, insieme alla Redazione di Brandforum, porto avanti da tempo.
In primo luogo, un dato di fatto, legato al dna ad alto tasso di cultura e creatività del nostro Paese. Come dichiarato da Domenico Sturabotti direttore della Fondazione Symbola: «Il comparto delle industrie culturali e creative rappresenta in termini economici uno dei più dinamici d’Italia. Secondo le ultime rilevazioni di Fondazione Symbola e Unioncamere queste filiere non solo contribuiscono direttamente alla ricchezza del Paese con 89,7 mld di euro e 1,5 milioni di addetti, ma soprattutto generano innovazione di matrice culturale che rende più competitivo il made in Italy. Il Distretto culturale delle Dolomiti Bellunesi, presentato oggi, coglie l’esigenza di sviluppare nuovi modelli di sviluppo territoriale a matrice culturale e creativa. Un’esperienza importante per il territorio, un laboratorio per l’Italia».
In secondo luogo, i tre termini cultura, ambiente e manifattura richiamati sovente dai diversi relatori, che si palesano quali driver per lo sviluppo sostenibile e inclusivo della montagna bellunese. Sono apparsi essere questi i fondamenti del progetto del Distretto culturale evoluto delle Dolomiti, già ufficialmente riconosciuto, con una delibera di giunta, dalla Regione Veneto e condiviso con il Ministero degli Esteri (“un modo di promuovere il Paese che condividiamo pienamente”, ha scritto in una lettera la Farnesina) e con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. «Abbiamo condiviso questa proposta – ha fatto sapere l’assessore regionale Cristiano Corazzari – con l’obiettivo di avviare un processo che, applicando una strategia di valorizzazione e sviluppo del sistema culturale, conduca alla creazione di una modalità di marketing territoriale evoluto e crei, nel contempo, le condizioni per una maggior competitività del territorio e delle imprese, con un orientamento all’eccellenza, all’innovazione e alla creatività».
«Il nostro progetto – ha detto Lorraine Berton – presidente Sipao – richiede la definizione di un soggetto giuridico adeguato e, quindi, di un modello di governance che coinvolga i principali attori interessati, con un board composto dai rappresentanti degli enti e delle associazioni aderenti e con un comitato scientifico che, oltre a qualificarne e indirizzarne l’attività, si occupi dell’ideazione e della raccolta di progetti e iniziative coerenti con i suoi obiettivi, nonché dei finanziamenti per realizzarli».
A corollario dell’importante intersezione di questi tre termini l’intervento di Cirillo Marcolin, presidente di ANFAO, che ha sottolineato come «le imprese che investono in cultura e creatività registrano performance migliori in termini di fatturato e di export rispetto a quelle che non lo fanno. E questo è un aspetto rilevante, soprattutto per un territorio e un distretto, quello dell’occhialeria, che fa del design e della creatività uno dei suoi principali punti di forza, anche rispetto alla concorrenza internazionale».
È stato, altresì, richiamato il tema della Qualità del Territorio, in abbinamento a Cultura, perché, come ha affermato Renzo Iorio, del Gruppo Tecnico “Cultura e Sviluppo” di Confindustria «sono i tre capisaldi del Distretto Culturale delle Dolomiti e il cuore della visione di Confindustria per una concreta prospettiva di crescita del nostro Paese. Con Confindustria Belluno-Dolomiti – come con l’intero sistema associativo – sappiamo di operare in una traiettoria comune che vede la cultura nella sua concezione ampia come forte identità competitiva del nostro Paese e della produzione italiana sui mercati internazionali. L’Italia deve saper uscire in tal senso dalla logica della rendita, dell’eredità ricevuta, del suo puro sfruttamento e conquistare invece una dimensione di prospettiva, di capacità di fare impresa e creare lavoro in modo diffuso e sostenibile».
La dialettica fra cultura (come elemento solido del passato) e innovazione (come fattore di tensione al futuro) è stata citata nell’intervento di Stefano Micelli, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, che ha sottolineato come per guardare al futuro sia importante valorizzare la professionalità creativa e la cultura manifatturiera del lavoro e del fare, perché «il nostro patrimonio, con questi ingredienti, diventa ineguagliabile». Micelli ha altresì evidenziato come il progetto di Confindustria Belluno Dolomiti sia l’attuazione del manifesto del nuovo manifatturiero proposto due anni fa da Confindustria Veneto e dalla Fondazione Nord Est e incentrato anche su un nuovo rapporto tra cultura e manifattura, ma con un’interessante componente in più: la variabile territorio.
Durante il dibattito ho potuto cogliere anche uno sguardo fiducioso e ottimista riguardo all’inserimento professionale dei giovani (tema a me assai caro, nonché fondamento dello SlowBrandFestival) grazie anche a questo progetto, in particolare nell’intervento di Maria Giovanna Coletti (presidente della Fondazione Tiziano). La stessa ha altresì dichiarato di voler sostenere appieno questo innovativo modello per mettere insieme ambiente, paesaggio, patrimonio storico d’eccellenza, «per costruire un sistema che favorisca il rilancio della nostra provincia, prendendo anche a modello i paesi del Nord Europa, che rappresentano un vero punto di riferimento».
Considerazioni conclusive
Queste sono le coordinate di massima di un progetto, quello del Distretto culturale delle Dolomiti bellunesi, che – come mi ha raccontato Andrea Ferrazzi, Direttore di Confindustria Belluno Dolomiti – è stato avviato prima dell’estate dello scorso anno, con un evento in Confindustria.
Questo nuovo modello di sviluppo di marketing territoriale presenta indubbiamente molti tratti #slow: la cultura, il valore del territorio, l’eticità e la responsabilità, la passione e l’impegno.
Rileggendo in modo trasversale i vari interventi, appare, con forza, come sia arrivato ormai il momento di valorizzare la cultura non solo come elemento identitario finalizzato a rinsaldare un concreto legame sociale, ma anche quale motore di crescita e volano di sviluppo sostenibile per le imprese del territorio bellunese (e non solo, auguriamoci che sia d'ispirazione anche per altri territori e settori merceologici).
Durante il dibattito è emerso, inoltre, l’orientamento finalizzato a considerare sempre più la tecnologia non come possibile “competitor” delle attività manifatturiere del territorio, ma come valido alleato, anche per difendere la posizione nei mercati in risposta all’avanzata delle aziende asiatiche.
Tutto questo senza mai dimenticare che la manifattura italiana, a partire dall’occhialeria, è in grado di proporre nelle vesti di brand dei “mondi possibili” e, quindi, degli oggetti dotati di senso (non solo merci) originali e unici. Come indicato già nel 2002 da Andrea Semprini, la marca contemporanea è in grado di produrre significati costruendo intorno a un prodotto o a un servizio "un ricco universo di senso, un mondo possibile fatto d'immaginario e di valori". In particolare gli occhiali, oltre ad essere un utile strumento (ci servono per vedere meglio, per proteggerci dagli agenti atmosferici….), posso diventare un veicolo di identità e di relazione. Attraverso questo oggetto possiamo esprimere la nostra personalità e creare nuovi sistemi di contatto con le altre persone.